I miei ricordi di Zanzibar sono delle piccole tessere di un insieme grande:
– bambini, tanti bambini ed io un po’ impacciata con loro,
– il sorriso e la grazie di alcune maestre,
– la lunga camminata sulla spiaggia bianca per raggiungere la scuola di Mwendawima e il ritorno attraverso Jambiani, salutati e salutando come non succede più dalle nostre parti,
– la pioggia che batte sul tetto di lamiera della scuola e di colpo cessa,
– la festosa accoglienza dei bambini a Charawe,
– la dedicazione ed impegno totale di Manu, Niccolò e Francesco,
– Fasili che con occhi spenti accetta fiducioso l’appoggio e il contatto di chi gli sta vicino,
– i ragazzi del mio gruppo, giovani e pieni di entusiasmo, tanto entusiasmo da trascinare con loro anche me con in miei 65 anni,
– i giochi universali, da noi quasi dimenticati, come il tiro alla fune o i canti in cerchio,
– le voci, gli odori e colori del villaggio al primo mattino,
– Juma con una parrucca bionda che ci prende in giro,
– la luna piena che sorge dal mare di inchiostro per incantarci,
– lo staff di Muba più impegnato e diligente di qualunque classe liceale durante le lezioni di inglese,
– le alghe gommose e scivolose piantate con fatica dalle donne,
– alla fine di una giornata di lavoro il pasto caldo e profumato preparato dalla mami
Piccole tessere – e tante altre – che non sempre sono consapevoli di comporre quel grande mosaico che è WHY.
> giugno 2009
> Dai volontari
>> Edith